Ti ricordo, Amanda, la strada bagnata, correndo alla fabbrica dove lavorava Manuel
L’ampio sorriso, la pioggia nei capelli
Non aveva alcuna importanza, lo avresti incontrato
Sono cinque minuti, la vita è eterna in cinque minuti
Non aveva alcuna importanza, lo avresti incontrato
Lui che partì per la Sierra, che mai fece male a nessuno,
che partì per la Sierra e in cinque minuti fu trucidato.
Molti non sono tornati, nemmeno Manuel

Con questi versi bellissimi e dolorosi nello stesso tempo, Victor Jara, cantautore, musicista, regista teatrale e poeta cileno, diede vita ad una delle sue più belle canzoni d’amore.

Te Recuerdo Amanda racconta una storia d’amore che si trasforma in tragedia, quando Manuel saluta Amanda per unirsi al movimento rivoluzionario della Sierra, perdendo la vita.

L’11 settembre 1973, un colpo di stato militare portò al potere il generale Augusto Pinochet, che instaurò in Cile una delle più feroci dittature che il mondo moderno abbia conosciuto, mettendo fine a quell’esperienza unica di democrazia che fu il governo di Salvador Allende.

Tra i cinquemila sequestrati e rinchiusi in quel campo di concentramento a cielo aperto che divenne nei giorni del golpe lo Stadio di Santiago del Cile, presidiato da militari armati, c’era anche Victor Jara.

Victor era persona non gradita alle forze reazionarie del Cile. Scomodo perché scomoda era la forza dirompente della sua arte, capace, nelle sue mani, di divenire strumento per sognare un futuro migliore per il suo Paese. Un futuro pervaso da quegli ideali di libertà e giustizia sociale, per difendere i quali fu tra i più attivi sostenitori di Salvador Allende.

Victor fu un rivoluzionario. Riuscì a mettere in luce le ipocrisie del suo Paese e dedicò l’intera sua esistenza alla causa della libertà. E’ difficile, ascoltando la sua musica, non cambiare prospettive o desideri. E questo è quanto di più rivoluzionario possa esserci.

Nello stadio che oggi porta il suo nome, subì le peggiori torture prima di essere brutalmente ucciso.

Fu un chitarrista straordinario. I militari, dopo avergli spezzato tutte le dita, lo schernirono, invitandolo a suonare l’inno di Unidad Popular, nel vano tentativo di uccidere in lui persino l’amore per la sua amata musica.

Dopo cinquant’anni, nel 2023, si è concluso il processo per il suo omicidio – che ha visto tra i testimoni anche la moglie Joan -, con la condanna, da parte della Corte Suprema del Cile, a venticinque anni di carcere per i sette militari responsabili dell’ignobile crimine.

E’ anche grazie a Joan Jara ed al suo grande amore per Victor che oggi si conosce una storia meravigliosa fatta di coraggio, di lotta per la libertà e d’amore.

Suscita emozione vedere come la morte violenta – e divenuta nel tempo simbolica – di Victor Jara non abbia prevalso sul suo bellissimo messaggio di vita, di libertà, di pace e di poesia.

La sua musica è stata capace di oltrepassare i confini del tempo e di incantare e affascinare chiunque abbia avuto la fortuna di scoprire la sua sensibilità artistica, maturata anche grazie al rapporto con Salvador Allende negli anni pieni di speranza di Unidad Popular.

Quegli anni rappresentarono un momento storico unico e, fortunatamente, la memoria di un popolo è tenace nel rivendicare le proprie figure simbolo, anche attraverso le canzoni che accompagnarono quegli anni, nel ricordo sempre più vivo di un artista straordinario, ma, soprattutto, di un grande uomo.

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