
Era l’11 settembre 1973. Le forze armate guidate dal Generale Augusto Pinochet, con un colpo di Stato militare, posero brutalmente fine all’esperienza di governo democratico di Salvador Allende ed instaurarono in Cile una delle più feroci dittature che la storia abbia conosciuto.
I socialisti italiani furono tra i primi ad esprimere una ferma condanna del golpe.
L’Italia fu uno dei pochi Paesi a non riconoscere la giunta militare e questo lo si deve anche, in parte, alla fermezza dei socialisti.
Bettino Craxi, all’epoca Vicesegretario del Partito Socialista Italiano, in rappresentanza del PSI a Londra, dove nei giorni successivi al colpo di Stato si era riunita l’Internazionale socialista, rilevò l’importanza di internazionalizzare l’opposizione a Pinochet ed alla sua giunta e di sostenere i rifugiati politici.
L’internazionale decise di organizzare una commissione da inviare in Cile con l’obiettivo di premere sulla giunta militare e raccogliere informazioni, attirando in tal modo l’interesse dell’opinione pubblica.
Pochi giorni dopo il golpe, Bettino Craxi, con altri delegati dell’Internazionale, si recó in missione in Cile, dove respirarono un clima di morte, verificando di persona la soppressione di ogni libertà in un Paese assediato dai militari.
Il racconto che, successivamente, fece Craxi di quel viaggio, che è quasi un reportage, è molto toccante.
Raccontó che a Santiago del Cile, pochi giorni dopo l’ascesa al potere della giunta militare, era stato imposto il coprifuoco e una mattina, all’alba, Craxi decise, insieme agli altri delegati, di andare a rendere omaggio e a deporre dei fiori sulla tomba di Allende. Si erano informati e avevano saputo che era stato sepolto in forma anonima a Viña del Mar, nella tomba appartenente famiglia Grove, la famiglia della moglie del Presidente.
Comprarono dei fiori alla periferia di Santiago e, una volta usciti dalla città, si avviarono verso Viña del Mar, passando attraverso diversi posti di blocco, che però superarono senza difficoltà.
Giunti al cimitero di Santa Ines a Viña del Mar, si rivolsero all’impiegato che si trovava all’ingresso e spiegarono di essere lì per visitare la tomba del presidente Allende. Tale fu la sorpresa dell’uomo, che abbassò lo sguardo spaventato, senza rispondere. Craxi provó ad insistere, ma non ottenne risposta dall’impiegato.
In quel momento giunse un bambino cileno, che si offrì di mostrare loro dove fosse sepolto il Presidente. Proprio mentre si dirigevano verso la tomba della famiglia Grove, furono bloccati da alcuni militari armati che puntarono loro contro i mitra, minacciando di sparare. La delegazione protestò e tentò di avanzare, ma ormai la violenza aveva prevalso sulla ragione.
Quando uno dei famigerati carabineros minacciò Craxi, gridandogli contro “un paso màs y tiro!” (ancora un passo e sparo), dovettero inevitabilmente rinunciare, deponendo i fiori per terra. L’intera scena fu filmata da un operatore della Rai al seguito della delegazione che, consapevole che i militari avrebbero sequestrato la cassetta con il filmato durante la perquisizione, senza farsi notare, chiese una sigaretta a Craxi e gli diede la cassetta, che lui riuscì a nascondere sotto la camicia.
Quell’episodio mise in luce il grande coraggio della delegazione socialista, che aveva provato sulla propria pelle la durezza del regime.
Una volta rientrato in Italia, Craxi riaffermò la necessità di appoggiare le forze di opposizione a Pinochet e di sostenere i rifugiati politici.
I cileni non hanno mai dimenticato quell’episodio, così come non hanno mai dimenticato le battaglie di Craxi e l’appoggio alla resistenza cilena, contro il regime. Lui stesso, senza ipocrisie, dichiarò di avere sostenuto i movimenti clandestini, i dissidenti e i perseguitati cileni, anche attraverso finanziamenti, offrendo ospitalità agli esuli e tentando più volte di denunciare i crimini di Pinochet anche con il Presidente americano Ronald Reagan.
Fu solo nel 1988, dopo che l’esito di un referendum mise fine alla dittatura di Pinochet, che Bettino Craxi riuscì a visitare la tomba del Presidente Allende, rendendogli finalmente omaggio.
Nel 2018, diciott’anni dopo la morte di Bettino Craxi, il Cile e i Cileni, che Craxi non abbandonó mai, hanno deciso di rendere omaggio al leader socialista per il suo sostegno politico e per la sua partecipazione fraterna alle cause di libertà e democrazia del popolo cileno, intitolandogli una piazza, la Plazoleta Bettino Craxi, a Santiago del Cile, nel Cementerio General de Recoleta, non lontana dalla tomba di Salvador Allende.
La targa nella piazza mostra una foto del leader socialista ed una scritta: “ha sostenuto con passione e vigore la causa del ritorno alla democrazia in Cile”.
L’impegno in Cile e in tutta l’America Latina consentì a Craxi di essere riconosciuto quale interlocutore privilegiato.
Quando divenne Presidente del Consiglio, in virtù del legame intenso che era riuscito a costruire con diversi Paesi del Sudamerica, realizzò un solido ponte con il continente sudamericano, consentendo all’Italia l’avvio di numerosi progetti di cooperazione commerciale e culturale.
Nel quadro degli attuali equilibri geopolitici, oggi varrebbe la pena recuperare quei rapporti con l’America Latina, sulla base di nuovi progetti e nuove sfide da affrontare.