
Le idee di Riccardo Lombardi, teorico del socialismo riformista, sembrano nate per attraversare il tempo e i confini. Oggi, in un mondo segnato da crisi climatiche, disuguaglianze crescenti e tensioni geopolitiche, il suo pensiero – basato su pianificazione economica, giustizia sociale, democrazia partecipativa e sostenibilità – offre spunti per riflettere su scenari politici diversi: dall’Italia al Sudamerica, dall’Europa all’Africa e fino alla Cina. Ma come si tradurrebbe il suo pensiero in questi contesti? Questa comparazione richiede non solo un’analisi delle differenze storiche e culturali, ma anche una riflessione su come i principi di Lombardi possano essere reinterpretati per rispondere alle esigenze del presente, senza perdere la loro coerenza ideologica.
ITALIA
Nel dibattito politico italiano, con una sinistra da reinventare, il richiamo di Lombardi potrebbe stimolare una nuova visione: uno Stato che guidi la transizione ecologica e riduca le disuguaglianze senza sacrificare i diritti democratici. Un’utopia concreta, dunque, per rinnovare una sinistra priva di identità.
Le sue idee, fondate sulla centralità dello Stato, la pianificazione economica e la giustizia sociale, sembrano lontane dall’attuale contesto politico italiano. Eppure, alcune delle sue intuizioni risuonano ancora oggi, in un mondo segnato da crisi economiche, ambientali e sociali.
Lombardi immaginava un percorso graduale verso il socialismo, in cui lo Stato potesse giocare un ruolo centrale nell’economia, attraverso la nazionalizzazione di settori strategici come energia e trasporti. Credeva nella pianificazione economica partecipativa, coinvolgendo cittadini e lavoratori, e respingeva ogni forma di rivoluzione violenta, preferendo un’evoluzione democratica del sistema.
Sorprendentemente moderno, anticipò temi oggi cruciali, come la sostenibilità ambientale, considerando il lavoro e i diritti sociali come pilastri di un progetto politico capace di coniugare giustizia e progresso.
L’attuale panorama politico italiano è segnato da una frammentazione ideologica che rende difficile immaginare un’agenda unitaria e coerente. La sinistra fatica a proporre un’alternativa convincente.
Il ruolo dello Stato, centrale nel pensiero di Lombardi, è stato rafforzato solo temporaneamente durante la pandemia, ma resta sottoposto a una continua pressione verso la privatizzazione. Nel frattempo, le politiche economiche rimangono legate alle logiche di mercato e ai vincoli europei, rendendo difficili interventi redistributivi significativi.
Nonostante le differenze, alcune idee di Lombardi potrebbero ispirare risposte alle sfide attuali.
L’importanza di un maggiore intervento pubblico in ambiti come sanità, energia e infrastrutture è tornata in auge durante le crisi recenti.
Lombardi aveva, inoltre, intuito l’importanza di bilanciare sviluppo e tutela dell’ambiente, una lezione fondamentale per affrontare il cambiamento climatico.
La sua visione di coinvolgimento attivo dei cittadini potrebbe ridare slancio ad una politica oggi sempre più distante dalle persone.
Le sue idee non sono solo un ricordo del passato, ma una possibile fonte d’ispirazione per ripensare il futuro. In un mondo che affronta crescenti disuguaglianze e crisi globali, il suo pensiero socialista, orientato alla giustizia sociale e alla sostenibilità, offre un modello alternativo. Tuttavia, l’attuazione di una visione simile richiederebbe un profondo cambiamento delle logiche politiche ed economiche che oggi dominano. Lombardi ci invita a riflettere su cosa significa davvero progresso e a considerare un’alternativa possibile.
EUROPA
In un continente segnato dalle crisi economiche e ambientali, l’idea lombardiana di uno sviluppo pianificato e democratico offre un’alternativa all’Europa, per bilanciare crescita economica, giustizia sociale e tutela ambientale. Lombardi ha immaginato un modello di sviluppo che sembra anticipare le sfide dell’Europa contemporanea. Bisognerebbe capire quanto le sue idee trovino spazio nelle politiche odierne.
Lombardi proponeva un ruolo centrale dello Stato nell’economia, con nazionalizzazioni strategiche in settori chiave come energia e trasporti, e una pianificazione democratica che coinvolgesse cittadini e lavoratori. Al centro della sua visione vi erano la giustizia sociale, con politiche redistributive per ridurre le disuguaglianze e rafforzare il welfare, la sostenibilità ambientale, con un’idea all’epoca innovativa, che criticava i modelli di crescita basati sul consumo illimitato di risorse, la democrazia partecipativa, con la convinzione che il cambiamento economico dovesse essere legittimato dalla partecipazione attiva della popolazione.
Oggi, molte politiche europee sembrano avvicinarsi, almeno in parte, alle intuizioni di Lombardi.
Per quanto riguarda la transizione ecologica, il Green Deal Europeo mira a fare dell’UE la prima area a impatto climatico zero entro il 2050, ma l’approccio rimane spesso subordinato alle logiche di mercato, rischiando di accentuare le disuguaglianze, in assenza di politiche redistributive.
Durante la pandemia di COVID-19, l’UE ha rafforzato il ruolo pubblico nell’economia attraverso il Next Generation EU. Tuttavia, i vincoli del Patto di Stabilità e Crescita, sebbene sospesi, mantengono un’impronta neoliberale che limita la possibilità di interventi strutturali. Parlando di giustizia sociale, le misure restano spesso insufficienti, lasciate alla discrezionalità degli Stati membri e prive di una vera armonizzazione fiscale.
Inoltre, l’UE continua a essere percepita come tecnocratica, lontana dalla partecipazione autentica immaginata da Lombardi.
Lombardi avrebbe riconosciuto all’UE alcuni progressi, ma non avrebbe risparmiato critiche. Tra i nodi principali, avrebbe, probabilmente, rifiutato il paradigma della crescita economica come fine ultimo, proponendo un modello orientato al benessere collettivo. Avrebbe, verosimilmente, sottolineato l’urgenza di una fiscalità progressiva a livello europeo per finanziare un welfare più equo.
Per avvicinarsi alla visione lombardiana, l’UE dovrebbe adottare riforme strutturali profonde, attraverso il superamento delle logiche di mercato con una governance democratica e partecipativa, combinando sostenibilità e giustizia sociale, armonizzando le politiche sociali e fiscali per garantire diritti fondamentali a tutti i cittadini dell’UE, creando spazi reali per il coinvolgimento dei cittadini e dei lavoratori nelle decisioni politiche.
Il pensiero di Lombardi rimane un faro per immaginare un’Europa diversa: più giusta, sostenibile e partecipativa. Il socialismo democratico di Lombardi potrebbe essere una guida per costruire un modello economico e sociale che metta al centro il benessere delle persone e del pianeta.
AMERICA LATINA
In una regione da sempre segnata da grandi disuguaglianze, le idee di Lombardi si intrecciano con le aspirazioni dei movimenti progressisti. La sua visione di uno Stato vicino al popolo e attento alla redistribuzione potrebbe sostenere un progresso più giusto e sostenibile.
Le lotte per l’equità i Paesi come quelli latinoamericani trovano un’eco nel pensiero di Lombardi, soprattutto nelle sue proposte redistributive e nell’idea di uno Stato vicino alle comunità. Un modello che potrebbe affiancarsi alle esperienze socialiste della regione, puntando su sostenibilità e partecipazione popolare.
Il socialismo democratico vive oggi una nuova stagione, reinterpretato e adattato alle sfide del XXI secolo. Se in Europa figure come Riccardo Lombardi avevano tracciato le basi di un socialismo riformista e partecipativo, leader sudamericani come Gustavo Petro in Colombia, Gabriel Boric in Cile e la neoeletta Presidente Claudia Sheinbaum, stretta alleata del presidente uscente Obrador, in Messico, stanno elaborando visioni innovative per affrontare disuguaglianze storiche, neoliberismo radicato e l’urgenza della crisi climatica.
In Sud America, il socialismo democratico si evolve in un contesto profondamente diverso: movimenti sociali, comunità indigene e giovani sono coinvolti attivamente nella definizione delle politiche, e questo rafforza le basi della democrazia partecipativa.
Mettendo a confronto le idee di Lombardi e quelle dei leader sudamericani emergono sia analogie sia differenze. Per entrambi, lo Stato è essenziale per guidare le trasformazioni economiche e sociali, sebbene in Sudamerica si adotti un approccio più radicale, dettato dall’urgenza di affrontare crisi sistemiche. Lombardi aveva intuito il problema ecologico, ma i leader sudamericani lo vedono come una priorità immediata, data la devastazione ambientale che colpisce la regione. Lombardi operava in un’Italia industrializzata del dopoguerra, mentre i leader sudamericani si trovano a gestire economie fragili, con profonde disuguaglianze e un’eredità coloniale ancora viva.
Il socialismo democratico non è un modello unico e rigido: si evolve adattandosi ai contesti locali e alle urgenze del tempo. Lombardi ha offerto un quadro teorico solido per il socialismo europeo, mentre il Sud America sta sperimentando nuove strade, combinando giustizia sociale, sostenibilità e democrazia partecipativa. Le due esperienze, pur diverse, suggeriscono che un socialismo moderno debba essere dinamico, inclusivo e radicato nella realtà locale, ma con uno sguardo globale verso le sfide comuni dell’umanità.
AFRICA
Con risorse sfruttate e disuguaglianze profonde, l’Africa è terreno fertile per le idee di Lombardi. La sua visione di uno Stato forte ma partecipativo potrebbe ispirare modelli capaci di integrare sostenibilità, redistribuzione e sovranità economica.
Lombardi immaginava un socialismo democratico che combinasse insieme il ruolo centrale dello Stato, come motore dello sviluppo economico – attraverso nazionalizzazioni strategiche e pianificazione democratica-, la redistribuzione della ricchezza, lo sviluppo sostenibile, la democrazia partecipativa.
Il continente africano affronta sfide strutturali che richiedono un ripensamento profondo dei modelli economici dominanti. Molti Paesi basano le loro economie sull’esportazione di materie prime, senza sviluppare un’industria locale solida. La ricchezza è distribuita in modo estremamente diseguale, mentre l’accesso a servizi essenziali come istruzione e sanità resta limitato. L’Africa è tra le regioni più vulnerabili al cambiamento climatico, con impatti devastanti su agricoltura e risorse idriche. Istituzioni spesso deboli e non trasparenti limitano la capacità dei governi di gestire le risorse pubbliche in modo equo.
Il pensiero di Lombardi potrebbe essere declinato per rispondere alle specificità africane, con alcune idee chiave: gestione sostenibile delle risorse naturali, giustizia sociale, uno Stato forte e trasparente, transizione ecologica giusta.
L’Africa potrebbe diventare un pioniere dello sviluppo sostenibile, puntando su energie rinnovabili, agricoltura ecologica e gestione responsabile delle risorse naturali.
Adattare il pensiero di Lombardi al contesto africano richiederebbe di affrontare ostacoli strutturali. Per evitare che lo Stato diventi uno strumento di corruzione o autoritarismo, sarebbe essenziale rafforzare le istituzioni democratiche e garantire una gestione trasparente delle risorse. La dipendenza da aiuti internazionali e il peso delle multinazionali limitano la sovranità economica dei paesi africani. Un modello di cooperazione regionale potrebbe ridurre questa pressione esterna. Il cambiamento dovrebbe partire dal basso, facendo leva sull’energia delle giovani generazioni.
Ispirandosi a Lombardi, è possibile immaginare un socialismo democratico che, adattato al contesto africano, potrebbe offrire una via per superare le sfide strutturali del continente, combinando giustizia sociale, sostenibilità ambientale e partecipazione democratica.
CINA
Cosa accomuna il socialismo democratico di Riccardo Lombardi e il modello socialista cinese? Apparentemente, ben poco. Lombardi puntava su democrazia partecipativa, redistribuzione e sostenibilità, mentre il modello cinese privilegia la centralizzazione del potere e la crescita economica a ogni costo. Tuttavia, un confronto critico tra i due approcci rivela interessanti punti di convergenza e profonde divergenze, offrendo spunti per ripensare il ruolo dello Stato e del socialismo nel mondo contemporaneo.
Lombardi vedeva nello Stato il fulcro di un’economia pianificata democratica. La Cina, pur in un contesto autoritario, adotta una pianificazione centralizzata per dirigere lo sviluppo, controllando settori strategici come energia e infrastrutture. Entrambi i modelli riconoscono l’importanza del controllo pubblico sui settori chiave per il benessere collettivo, anche se con obiettivi differenti: emancipazione sociale per Lombardi, leadership economica globale per la Cina. Lombardi anticipava la necessità di uno sviluppo rispettoso dell’ambiente e anche la Cina, dopo anni di crescita sfrenata, sta ora cercando di diventare leader nelle energie rinnovabili e nella transizione ecologica. Il socialismo di Lombardi si fonda sulla democrazia partecipativa e sul coinvolgimento attivo dei cittadini, al contrario, il modello cinese è rigidamente autoritario, escludendo qualsiasi partecipazione politica al di fuori del Partito Comunista. Lombardi proponeva politiche redistributive per ridurre le disuguaglianze, mentre la Cina, pur avendo sollevato milioni di persone dalla povertà, ha visto aumentare il divario tra ricchi e poveri. Per Lombardi, la giustizia sociale non poteva esistere senza il rispetto dei diritti umani. Il modello cinese, invece, subordina le libertà individuali alla stabilità del regime e agli obiettivi collettivi.
Il confronto tra le due visioni offre, comunque, suggerimenti per una sintesi costruttiva. La Cina con la sua grande capacità di pianificazione e modernizzazione, potrebbe trarre vantaggio da politiche redistributive più incisive e da una maggiore partecipazione popolare, per ridurre disuguaglianze e tensioni sociali. Un socialismo moderno e inclusivo potrebbe combinare il meglio di entrambe le visioni.
CONCLUSIONI
Dall’Italia al mondo, il pensiero di Lombardi dimostra una straordinaria versatilità, adattandosi a sfide diverse senza perdere di vista i suoi valori fondamentali: giustizia, sostenibilità e democrazia. Forse è proprio questa la forza delle sue idee: parlare lingue diverse e trovare soluzioni per un futuro comune. Sta a noi trasformare questa visione in realtà.
Federica Cannas
Presidente Centro Studi Salvador Allende