Mariana Mortágua. La forza della sinistra portoghese.
Per capire Mariana Mortágua bisogna partire dalla sua storia familiare, perché è un’eredità che ha plasmato il suo modo di guardare alla politica. È figlia di Camilo Mortágua, figura centrale dell’opposizione alla dittatura salazarista, protagonista di azioni audaci contro il regime, compreso il celebre dirottamento del volo TAP nel 1961, gesto che aveva lo scopo di denunciare al mondo l’oppressione del Portogallo autoritario. Crescere in un ambiente del genere significa respirare fin da piccola un’idea di politica come responsabilità e come azione concreta. Significa sapere che la libertà non è un concetto astratto, ma una conquista che può essere messa in discussione in qualunque momento.
Con questo bagaglio alle spalle, quando entra in Parlamento nel 2013 il suo primo terreno di scontro è l’austerità. In quegli anni il Portogallo è ancora sotto la pressione della troika e delle misure imposte a un Paese provato dalla crisi finanziaria. Mortágua interviene con precisione, smonta presupposti economici presentati come inevitabili, mostra come tagli lineari e privatizzazioni possano produrre più danni che benefici. Lo fa con un argomentare solido che costringe anche gli avversari più ostinati a confrontarsi con i dati.
Il vero salto di notorietà arriva però con le commissioni sulle crisi bancarie. Nei casi BES, Banif e Novo Banco, Mariana Mortágua si muove come un’investigatrice dell’economia. Ricostruisce passaggi, individua responsabilità, con una competenza che raramente si vede in un’arena parlamentare. I media portoghesi iniziano a descriverla come una politica “che studia”, un’espressione quasi insolita nel dibattito contemporaneo. Articoli, editoriali e programmi televisivi la presentano come una figura capace di affrontare il potere finanziario senza la paura né il compiacimento che spesso accompagnano questi temi.
A questa immagine, già consolidata, si aggiunge nel 2025 un gesto che sorprende chi la conosce solo come analista implacabile dei conti pubblici. Mortágua partecipa alla Global Sumud Flotilla, la più vasta missione navale internazionale organizzata negli ultimi anni per portare aiuti e per rompere simbolicamente l’assedio imposto a Gaza. Tra gli oltre 100 attivisti provenienti da decine di paesi, la parlamentare portoghese, che imbarcandosi afferma di non poter “limitarsi a osservare da lontano”. È un atto che comporta rischi reali. La flotilla subisce anche un attacco con drone denunciato dagli organizzatori, ma la missione non si ferma, e Mariana Mortágua continua a chiedere un intervento internazionale per proteggere civili e operatori umanitari.
Per lei questa scelta è la prosecuzione logica di un percorso: se la giustizia sociale è indivisibile, allora anche la dignità dei popoli sotto assedio e vittime di un genocidio diventa una battaglia politica.
Questa esposizione non la trasforma in una protagonista mediatica alla ricerca di attenzioni, preferisce che siano i contenuti a parlare. È un’attitudine rara, in un contesto che tende a premiare la semplificazione e l’urgenza del gesto. Lei procede al contrario. Approfondisce, mette ordine, ricompone. E forse è proprio questa calma a renderla riconoscibile anche per chi non vota Bloco de Esquerda.
Quando nel 2023 viene scelta come coordinatrice nazionale del partito, la sua leadership appare come la naturale evoluzione di un percorso che unisce militanza, competenza e una visione del futuro fatta di equità e responsabilità. Non è una figura carismatica nel senso tradizionale, e tuttavia è proprio la sua sobrietà a darle autorevolezza. Conduce il BE in un momento storico difficile, segnato dalla frammentazione della sinistra e dall’avanzata delle destre populiste. E lo fa restituendo al partito una postura più riflessiva, più attenta ai fenomeni economici strutturali, più capace di parlare a chi si sente escluso dai processi politici.
Nel Paese, l’immagine di Mariana Mortágua è quella di una politica che costruisce. Non alimenta l’illusione che esistano soluzioni semplici, pretende invece che la politica torni ad assumersi il compito più complesso, quello di interpretare la realtà. Porta nelle istituzioni l’idea che la sinistra debba occuparsi non solo delle emergenze sociali, ma anche dei meccanismi profondi che le generano.
Di lei colpisce soprattutto il modo in cui tiene insieme rigore e umanità. Sa che dietro ogni tabella c’è una persona, dietro ogni scelta di bilancio c’è una vita concreta. Sa che la politica non può essere un calcolo, deve essere una lettura onesta del reale. Ed è proprio in questo equilibrio che si trova la chiave della sua forza. Mariana Mortágua restituisce credibilità a un’idea di sinistra che non teme la complessità, che non fugge dal conflitto, che non rinuncia alla responsabilità.
La Presidente
Federica Cannas
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