
Negli ultimi anni, il Sud America ha visto una forte ripresa delle politiche socialiste, con governi progressisti che si sono consolidati in molte nazioni chiave. Il ritorno di Lula da Silva in Brasile, l’elezione di Gustavo Petro in Colombia, la leadership di Gabriel Boric in Cile e la continuità del potere di Nicolás Maduro in Venezuela stanno ridisegnando il panorama politico della regione, rafforzando un modello economico basato sulla giustizia sociale, la ridistribuzione della ricchezza e il ruolo attivo dello Stato nell’economia.
Tuttavia, in questo scenario di rinnovato progresso, un’ombra oscura si staglia sull’Argentina: il governo ultraliberista di Javier Milei, l’unico leader sudamericano a sfidare apertamente l’ondata progressista con politiche estreme che rischiano di gettare il paese in una crisi ancora più profonda.
L’America Latina ha sempre oscillato tra fasi di socialismo e ondate neoliberiste. Dopo un decennio di governi conservatori e filo-capitalisti, la regione ha voltato nuovamente pagina. L’avanzata progressista è alimentata da una consapevolezza crescente: il modello neoliberista ha fallito, lasciando dietro di sé disuguaglianze enormi, economie fragili e popolazioni sempre più impoverite.
I nuovi governi progressisti hanno riportato al centro dell’agenda temi come la ridistribuzione della ricchezza, con tasse più eque per le grandi imprese e programmi sociali per ridurre la povertà, il rafforzamento del welfare per garantire salute, istruzione e sicurezza sociale a tutti, il ruolo attivo dello Stato che torna protagonista nell’economia, proteggendo le risorse nazionali dalla privatizzazione selvaggia, la sovranità economica con una maggiore cooperazione regionale per ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti e dal FMI, e la transizione ecologica per proteggere l’immenso patrimonio ambientale del continente e promuovere un modello di sviluppo sostenibile.
Questo nuovo socialismo latinoamericano non è solo una questione economica, ma anche un progetto politico e culturale che guarda a un mondo più equo e multipolare. In questo contesto, Pepe Mujica, l’ex presidente uruguayano, è diventato il simbolo morale di questa ondata progressista, con la sua filosofia del “vivere con poco e per molti”.
In netta controtendenza rispetto al resto del continente, l’Argentina è governata da Javier Milei, un economista ultraliberista che si è presentato come il salvatore del paese ma che, nei fatti, sta accelerando il suo declino.
Milei ha ereditato un’Argentina in grave crisi economica, ma la sua risposta è stata quella di imporre un’agenda radicale e distruttiva, che ha portato a tagli brutali al welfare, lasciando milioni di cittadini senza protezione sociale, privatizzazioni aggressive, svendendo settori strategici dell’economia a investitori stranieri, eliminazione dei sussidi, aumentando il costo della vita per le classi popolari, inflazione fuori controllo, con un aumento dei prezzi che ha ridotto il potere d’acquisto della popolazione e politiche repressive, che mirano a smantellare il diritto di sciopero e la libertà di protesta.
Le misure di Milei non rappresentano nulla di nuovo: ogni volta che l’America Latina ha sperimentato il neoliberismo estremo, il risultato è stato disastroso. Dagli anni delle dittature militari filo-capitaliste fino al fallimento del governo Macri, il Sud America ha già visto come l’austerità e la deregolamentazione non portano a sviluppo, ma solo a miseria e disuguaglianze.
Il suo legame ideologico con Donald Trump e con il pensiero della destra economica americana è un ulteriore segnale della direzione che sta prendendo: un tentativo di trasformare l’Argentina in un laboratorio del capitalismo più spietato, a discapito della popolazione.
Mentre Milei sperimenta la distruzione sociale dell’Argentina, il resto dell’America Latina guarda avanti, puntando su un modello alternativo che sta già mostrando i suoi frutti. L’aumento del PIL in Brasile, la stabilizzazione economica in Colombia e l’espansione delle politiche sociali in Venezuela e Cile sono segnali che il socialismo può funzionare.
Questa nuova ondata progressista non è solo una scelta locale, ma potrebbe diventare un esempio globale. In un mondo sempre più dominato dalle disuguaglianze, il Sud America sta dimostrando che esiste un’altra via oltre il neoliberismo: un’economia più giusta e inclusiva, che metta al centro le persone e non il profitto, una politica indipendente dai dettami del FMI e degli USA, che garantisca sovranità ai paesi latinoamericani, e un modello sostenibile e umano, capace di rilanciare il socialismo come alternativa al capitalismo sfrenato.
La storia insegna che quando il Sud America si unisce e segue un progetto comune, può cambiare il mondo. Oggi, con il socialismo nuovamente in crescita e il neoliberismo che mostra sempre più i suoi limiti, il continente ha un’opportunità unica: guidare una nuova era di giustizia sociale e progresso globale.
Il socialismo è il futuro, e il Sud America è pronto a esserne il cuore pulsante.
Raimondo Schiavone