Il Ministero dell’Uguaglianza e dell’Equità è stato uno dei progetti più ambiziosi del governo di Gustavo Petro, nato con l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze sociali e garantire una maggiore inclusione delle minoranze nel tessuto politico ed economico del paese. Tuttavia, questo ministero è diventato un campo di battaglia politico, con l’opposizione che ne ha ostacolato l’operato sin dalla sua creazione.
Le critiche si sono fatte ancora più aspre dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che l’8 maggio 2024 ha annullato la legge che istituiva il Ministero, rilevando vizi di procedura nella sua approvazione. La decisione ha stabilito che, a partire dal 20 luglio 2026, il Ministero dell’Uguaglianza non farà più parte dell’ordinamento statale.
Durante un discorso pubblico il 5 marzo 2025, nel contesto della Giornata Internazionale della Donna, il presidente Gustavo Petro ha difeso con forza il valore e la necessità di questa istituzione, sottolineando come il Ministero sia stato pensato per aiutare le fasce più deboli della popolazione e non per favorire l’élite economica del paese.
“Non abbiamo creato il Ministero dell’Uguaglianza per trattare con banchieri, imprenditori o grandi commercianti di questo paese, ma per occuparci della gente, della gente più colpita del territorio. Tanto era il loro disappunto che gli hanno già assegnato una data di scadenza”, ha dichiarato il presidente, criticando le pressioni dell’opposizione per smantellare il progetto.
La decisione della Corte non ha solo messo in discussione la legittimità del ministero, ma ha anche aperto il dibattito sul futuro delle politiche sociali in Colombia. Petro ha sottolineato che la chiusura del Ministero dell’Uguaglianza comporterà la perdita di importanti programmi e strutture destinate alla tutela delle minoranze e delle fasce più vulnerabili della società.
“È l’unico ministero, tra tutti quelli esistenti, che è destinato a morire. Il viceministero per le donne scomparirà, quello per la comunità LGBTQ+ pure; la Direzione per i senzatetto verrà chiusa, così come la Direzione per le popolazioni più vulnerabili e quella per le comunità etniche”, ha denunciato Petro, evidenziando come questa decisione possa rappresentare un passo indietro nella lotta per l’uguaglianza in Colombia.
Secondo il governo, il Ministero aveva il compito di colmare il divario tra le diverse fasce della popolazione, intervenendo direttamente su temi cruciali come la povertà, la discriminazione di genere e l’emarginazione delle comunità etniche. Tuttavia, i critici hanno sostenuto che il ministero non ha prodotto risultati concreti e che fosse solo un’operazione simbolica con costi elevati per lo Stato.
Di fronte alla prospettiva della chiusura del Ministero, Petro ha lanciato un appello ai cittadini affinché si mobilitino per difendere le conquiste ottenute nel campo dell’uguaglianza e dell’inclusione.
“Mi chiedo: lasceremo che muoia? L’unico modo per impedirlo è avere le persone nelle strade e i funzionari pubblici mobilitati a difendere una parola magica chiamata uguaglianza”, ha dichiarato il presidente, esortando i colombiani a scendere in piazza per sostenere il Ministero e il suo operato. Questo appello alle manifestazioni popolari mostra quanto Petro consideri il Ministero dell’Uguaglianza un tassello fondamentale della sua visione politica, ma anche quanto il suo governo debba fare i conti con un’opposizione forte e determinata a limitarne il raggio d’azione.
Oltre alla questione del Ministero dell’Uguaglianza, Petro ha colto l’occasione per parlare delle difficoltà incontrate dalla riforma del lavoro, un altro punto chiave del suo mandato. Il presidente ha attribuito i rallentamenti nel Congresso alle pressioni delle lobby imprenditoriali, che si oppongono a cambiamenti significativi nelle condizioni di lavoro.
“Molte associazioni di categoria si sono dedicate a ostacolare l’approvazione della riforma del lavoro perché garantisce una riduzione dell’orario di lavoro”, ha affermato Petro, sottolineando come il mondo imprenditoriale non voglia concedere ai lavoratori una riduzione dell’orario, preferendo massimizzare la produttività. Secondo il presidente, non approvare la riforma equivale a precarizzare ulteriormente i lavoratori colombiani, con ripercussioni negative anche sulla produttività generale del paese.
“Così si distrugge una nazione: sfruttare la forza lavoro la brucia. Non è in questo modo che si crea ricchezza”, ha dichiarato, ribadendo la necessità di un cambiamento strutturale nel mercato del lavoro colombiano.
La questione del Ministero dell’Uguaglianza si inserisce in un contesto politico più ampio, in cui la presidenza di Petro si trova costantemente sotto attacco da parte dell’opposizione e delle istituzioni che ne mettono in discussione le riforme. La sentenza della Corte Costituzionale rappresenta un segnale chiaro: il governo dovrà affrontare ostacoli significativi per portare avanti il suo progetto politico.
Resta da vedere se le mobilitazioni invocate da Petro riusciranno a cambiare il destino del Ministero dell’Uguaglianza o se, come stabilito dalla Corte, esso scomparirà definitivamente nel 2026. Nel frattempo, il dibattito sull’inclusione sociale e sulle politiche di equità resta uno dei temi più caldi nel panorama politico colombiano.

La presidente
Federica Cannas

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