
Il 19 gennaio 2025 ricorrono venticinque anni dalla scomparsa di Bettino Craxi, una delle figure più carismatiche e complesse della storia politica italiana. La sua morte, avvenuta ad Hammamet, ha segnato la fine di un’epoca, lasciando dietro di sé una scia di interrogativi sul futuro che avrebbe potuto essere. Nel suo periodo tunisino, Craxi non solo ha mantenuto intatta la sua lucidità politica, ma ha mostrato una capacità di analisi e una visione del mondo che il tempo ha dimostrato essere sorprendentemente lungimiranti.
Ad Hammamet, lontano dalla scena politica italiana, Craxi ha vissuto gli ultimi anni della sua vita in una sorta di laboratorio intellettuale. Circondato dai suoi familiari e da una ristretta cerchia di fedelissimi, le sue giornate alternavano momenti di quotidianità e riflessioni sulla situazione italiana e internazionale. Scriveva, annotava memorie e si dedicava a pensieri che, riletti oggi, appaiono quasi profetici. Sapeva scrutare oltre il presente, in cerca di risposte e soluzioni per un futuro che intuiva già complesso. Come sempre aveva fatto nella sua carriera politica.
La globalizzazione, l’evoluzione delle democrazie occidentali, i flussi migratori inarrestabili e incontrollabili, le sfide dell’Unione Europea: Craxi intuì con decenni di anticipo molte delle problematiche che oggi affliggono il nostro mondo. Fu uno dei primi a prevedere le conseguenze di un’Europa unita ma incompleta, incapace di garantire una vera sovranità ai suoi Stati membri. Il suo scetticismo verso una globalizzazione non governata e il rischio di una crescente disuguaglianza economica risuonano oggi con una forza impressionante.
La storia politica di Craxi è segnata da scelte coraggiose, spesso impopolari, che però dimostrarono una visione prospettica rara. Fu capace di modernizzare il Partito Socialista Italiano, portandolo fuori dalla subalternità rispetto al Partito Comunista e costruendo un’identità autonoma e riformista. Da Presidente del Consiglio, affrontò temi complessi sempre con grande determinazione.
Uno degli episodi più emblematici della sua leadership è la gestione della crisi di Sigonella nel 1985, quando, sfidando apertamente gli Stati Uniti, dimostrò che l’Italia poteva agire come un Paese sovrano, capace di difendere i propri interessi nazionali. Quel gesto, simbolo di un coraggio politico unico, segnò il punto più alto della sua visione internazionale.
Con la sua morte, l’Italia ha perso non solo un leader politico, ma anche un pensatore capace di guardare oltre l’orizzonte. Craxi aveva una comprensione profonda delle dinamiche storiche e una capacità di interpretare i cambiamenti sociali ed economici come pochi altri. L’assenza di una figura simile nel panorama politico italiano si sente ancora oggi, in un tempo in cui spesso prevalgono il consenso immediato e la paura di compiere scelte impopolari.
L’Italia ha avuto l’opportunità di confrontarsi con il passato di un’intera classe politica, di analizzare con lucidità i suoi errori e di riconoscere i meriti di chi ha contribuito alla crescita del Paese. Eppure, ha scelto di accantonare il valore di figure come Bettino Craxi, il cui lascito politico ha segnato profondamente la storia italiana. Una scelta che non solo tradisce la responsabilità di fare i conti con la verità, ma impoverisce anche la capacità di comprendere il ruolo che Craxi e la sua visione hanno avuto nel disegnare un’Italia più moderna e consapevole del proprio peso internazionale.
Venticinque anni dopo, è tempo di rileggere la figura di Bettino Craxi con uno sguardo libero dai pregiudizi e dai rancori ingiustificabili del passato. Riconoscere il valore di un leader che ha saputo immaginare e costruire un’Italia protagonista nel mondo e capace di governare il proprio destino, significa comprendere che la storia si misura anche attraverso la capacità di valutare il contributo di chi ha saputo lasciare un segno profondo. Bettino Craxi ha rappresentato una stagione di coraggio e visione e riconoscerne il valore è un’operazione storica giusta e doverosa. Sicuramente meritata da un leader che ha dato tanto all’Italia e al suo ruolo nel mondo.
Ricordare Bettino Craxi significa interrogarsi su ciò che abbiamo perso con lui. La sua morte non è stata solo la fine di un uomo, ma la chiusura di una stagione politica che ha saputo regalare al nostro Paese una visione di futuro.
Con la sua scomparsa, l’Italia ha perso un leader capace di guardare oltre l’orizzonte delle contingenze, un pensatore che sapeva interpretare i segni del cambiamento e che aveva a cuore il destino della nazione, anche quando la nazione lo aveva abbandonato. Il suo sogno di un’Italia autonoma, forte e giusta si è spezzato troppo presto, lasciandoci orfani di quella capacità di pensare in grande che oggi sembra così lontana.
Riflettere sulla sua eredità non è solo un atto di memoria, ma un richiamo a non dimenticare il valore di una politica che non teme l’impopolarità quando in gioco c’è il futuro. Craxi ci ha lasciato un messaggio profondo, che riecheggia sotto il sole di Hammamet. La politica non può fermarsi al qui e ora, deve avere il coraggio di sognare e costruire un domani migliore. Venticinque anni dopo, il vuoto lasciato dalla sua assenza ci parla ancora e ci invita a recuperare quella forza visionaria di cui l’Italia, oggi più che mai, ha disperatamente bisogno.