A quarant’anni dalla scomparsa di Riccardo Lombardi, avvenuta nel 1984, è doveroso ricordare un padre fondatore della Repubblica e un socialista vero, che ancora oggi rappresenta un punto di riferimento per i riformisti italiani, tratteggiando alcuni aspetti del suo pensiero e della sua azione politica.

Fu tante cose insieme Riccardo Lombardi: ingegnere, giornalista, antifascista, bravo oratore, studioso colto, partigiano, politico. Fu tra i fondatori del partito d’azione e, allo scioglimento del Pd’A aderì al Partito Socialista Italiano, primo prefetto di Milano in seguito alla liberazione dai nazifascisti, Ministro dei trasporti nel primo governo De Gasperi.

Ma tra tutte una: fu il leader socialista del riformismo, di una posizione politica che ha potuto identificarsi con orgoglio nel suo nome. Dichiararsi “lombardiani” significava possedere una qualifica da mostrare con orgoglio per i tanti socialisti che si riconoscevano nel suo “riformismo rivoluzionario” che garantiva considerazione e rispetto da parte di tutta la sinistra italiana.

Lombardi fu un politico fuori dal comune, intellettualmente onesto e dal profondo rigore morale, che lo hanno portato spesso ad avere intuizioni nei momenti più importanti della storia della sinistra e del partito socialista Italiano. 

Dotato di eccezionale spirito critico, fu capace di analisi di lettura raffinate, in grado di anticipare i tempi. 

Fu lungimirante quando avvertì già negli anni ‘60 la necessità di una riforma strutturale del paese che eliminasse gli squilibri produttivi e lo fu anche con la sua capacità di analisi della politica estera ed economica. 

Fu il primo a rendersi conto, contro la posizione di Togliatti, nel 1956 – quando l’armata Rossa giunse alle porte di Budapest per reprimere la rivolta degli studenti e degli operai ungheresi -, che l’insurrezione in realtà era una vera e propria rivoluzione socialista libertaria, perché non può esistere socialismo senza democrazia e libertà. 

Lombardi non intendeva, in questo modo, contrapporsi al partito comunista Italiano,

desiderava piuttosto collocarsi in una posizione di emancipazione dalla sudditanza rispetto all’URSS. Si autodefinì a-comunista, non tanto per contrapporsi al PCI, quanto per mettere in rilievo la necessità, all’interno della sinistra, di una dialettica costruttiva tra posizioni differenti. 

Il suo riformismo intendeva porre le basi per un’alternativa socialista nella società italiana ingessata e in crisi degli  anni successivi al “boom” economico.

Profondamente convinto che il problema dell’alternativa si ponesse in quel momento storico con estrema urgenza, credeva “la sinistra deve superare, in eguale misura, l’opzione comunista e quella socialdemocratica. Porsi al di là del compromesso storico e al di qua del pentapartito. In una sorta di terra di mezzo, insomma. Avviare un vasto programma riformatore in grado di procedere, e governare, l’iniquo sviluppo capitalistico”.

Riccardo Lombardi elaborò, così, una strategia che poggiava su quelle che definì con il termine  divenuto in seguito  popolare, di “riforme di struttura”, in grado di trasformare l’economia capitalistica ed eliminare gli squilibri economici e sociali su cui si reggeva, superando la contrapposizione tra l’esperienza sovietica e  quella della socialdemocrazia.

Nel ricercare le azioni più significative della sua carriera politica, non si può non scorgere il suo costante sostegno alle istanze dei lavoratori e dei più deboli, promuovendo politiche tese ad accorciare le distanze sociali e a favorire l’uguaglianza nella distribuzione delle risorse.

Fu difensore di un welfare state forte a sostegno delle classi disagiate e sostenitore di un’economia mista con forme importanti di collaborazione tra lo Stato e settore  privato per creare sviluppo e  posti di lavoro.

Fu paladino di un’istruzione pubblica di qualità per tutti, come strumento di uguaglianza, opportunità e crescita sociale. 

Sostenendo il ruolo centrale dell’Italia nel dialogo tra nazioni e nella soluzione pacifica dei conflitti, si impegnò fortemente nella promozione della pace e della cooperazione internazionale. 

Riccardo Lombardi fu espressione di una classe politica, la cui coerenza e caratura morale erano il tratto distintivo. La Politica con la P maiuscola, sempre al servizio della trasformazione sociale e scevra da connotazioni  esclusivamente economicistiche.

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