La battaglia per la riforma del lavoro in Colombia ha assunto i contorni di uno scontro tra due visioni opposte del Paese. Da un lato, il governo del Presidente Gustavo Petro, che punta a trasformare il sistema lavorativo con misure che garantiscano maggiori diritti e stabilità per i lavoratori. Dall’altro, il Congresso che ha bocciato la riforma, segnando un duro colpo per l’agenda politica del Pacto Histórico.
Tra le voci più determinate a difendere il progetto c’è María Fernanda Carrascal, deputata del Pacto Histórico e attivista impegnata nella difesa dei diritti sociali. Per lei, la riforma del lavoro non è solo una questione legislativa, ma un atto di giustizia sociale, soprattutto per le fasce più vulnerabili della popolazione.
Il 12 marzo 2025, la Commissione Settima del Senato ha respinto la riforma del lavoro con otto voti contrari su quattordici. Questo voto ha segnato un nuovo ostacolo per il governo Petro, che già aveva visto affondare la riforma sanitaria. Per il presidente, il rifiuto della riforma non è solo una battuta d’arresto politica, ma un problema che colpisce direttamente milioni di lavoratori colombiani.
Petro ha quindi rilanciato la sfida, annunciando una consultazione popolare affinché sia la cittadinanza a decidere sul futuro delle riforme del lavoro e della sanità. Per lui, il Congresso non può essere l’unico arbitro di decisioni che riguardano direttamente la vita quotidiana dei lavoratori e delle famiglie colombiane.
Carrascal si è subito schierata con il presidente, denunciando la distanza tra il Congresso e la realtà del mondo del lavoro. Ha parlato di una frattura tra i bisogni dei lavoratori e le scelte della classe politica, accusata di aver affossato la riforma senza un vero dibattito. Per la deputata, la riforma del lavoro avrebbe rappresentato un progresso storico, in particolare per le donne e per le categorie tradizionalmente più deboli, grazie a un impianto normativo attento all’inclusione e alla protezione sociale.
Per rispondere a questo scenario, il presidente Petro ha indetto una giornata civica il 18 marzo 2025, una mobilitazione nazionale per ribadire il sostegno alle riforme bocciate dal Congresso.
Carrascal ha sottolineato che nessuno è obbligato a scendere in piazza, ma ha anche ricordato che la mobilitazione è un diritto costituzionale e un’espressione legittima della volontà popolare. Ha invitato i cittadini a partecipare attivamente, ribadendo che il cambiamento deve essere spinto dal basso, attraverso la voce e la presenza dei lavoratori stessi.
A Bogotá, la marcia partirà dal Parque Nacional e arriverà fino alla Plaza de Bolívar, dove il presidente Petro incontrerà i manifestanti. La giornata del 18 marzo, dunque, non sarà solo una dimostrazione di sostegno alle riforme, ma anche un banco di prova per misurare il livello di consenso intorno al governo e alla sua agenda sociale.
Non tutti, però, vedono di buon occhio questa mobilitazione. La deputata Carolina Arbeláez, esponente del partito Cambio Radical, ha espresso forti critiche all’iniziativa, definendola una mossa politica più che un’azione concreta per il bene del paese.
Secondo Arbeláez, le proposte di riforma del lavoro potrebbero avere effetti negativi sulle piccole e medie imprese, riducendo la produttività e mettendo a rischio la sostenibilità di attività come negozi, supermercati e parrucchieri.
Inoltre, ha accusato il governo Petro di strumentalizzare le manifestazioni per cercare di ricostruire il proprio rapporto con la cittadinanza, soprattutto alla luce di un calo di popolarità negli ultimi mesi. Ha anche sollevato dubbi sull’uso di fondi pubblici per organizzare la giornata civica, parlando di spese elevate per gadget e logistica.
María Fernanda Carrascal ha risposto a queste critiche con fermezza. Ha ricordato che la riforma del lavoro non è una minaccia per l’economia, ma una necessità per garantire diritti fondamentali ai lavoratori.
Ha ribadito che la riforma avrebbe ripristinato diritti che erano stati modificati con la legge 789 del 2002, voluta dall’ex presidente Álvaro Uribe Vélez, che secondo lei aveva precarizzato il lavoro in Colombia. Uno dei punti più controversi riguarda l’orario della giornata lavorativa notturna: prima del 2002, iniziava alle 18:00, ma quella legge lo aveva spostato più avanti, privando i lavoratori di una giusta compensazione.
Per Carrascal, questa riforma rappresenta un risarcimento storico per le generazioni che hanno visto il proprio lavoro diventare sempre più instabile e meno tutelato.
La giornata civica del 18 marzo sarà un test fondamentale per il governo Petro. Da una parte, sarà l’occasione per misurare il sostegno popolare alle riforme, dimostrando che il Pacto Histórico ha ancora un forte legame con la base sociale che lo ha portato al potere. Dall’altra, segnerà un momento di confronto tra due visioni del Paese: una che punta a rafforzare i diritti sociali e una che teme un impatto negativo sull’economia.
María Fernanda Carrascal ha fatto la sua scelta. Per lei, questa battaglia è una questione di giustizia sociale, di dignità del lavoro e di partecipazione popolare. La sua voce è diventata uno dei punti di riferimento della sinistra colombiana, e il suo impegno nella difesa della riforma del lavoro dimostra che, al di là dei numeri in Parlamento, la politica può ancora essere uno spazio di lotta e trasformazione.
Resta da vedere se il popolo colombiano risponderà alla sua chiamata.

La presidente
Federica Cannas

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