
Quel 25 aprile 1974, uno degli eventi più straordinari della storia moderna, la Rivoluzione dei Garofani, segnó profondamente non solo il Portogallo ma il mondo intero.
Fu il giorno in cui il Paese, dopo quasi mezzo secolo di dittatura, riscoprì la libertà e intraprese il cammino verso la democrazia. Sotto il rigido regime dell’Estado Novo, instaurato nel 1933 da António de Oliveira Salazar e proseguito con il suo successore Marcelo Caetano, il Portogallo era rimasto intrappolato in un sistema autoritario che soffocava le libertà individuali, censurava la stampa e reprimeva il dissenso politico. Questo periodo di oppressione fu ulteriormente aggravato dalle logoranti guerre coloniali in Africa, che drenavano risorse economiche e umane e aumentavano il malcontento, soprattutto tra i militari. La svolta arrivò grazie al Movimento delle Forze Armate, un gruppo di ufficiali contrari alla politica coloniale e determinati a riportare il Paese verso un sistema democratico. La notte tra il 24 e il 25 aprile, la canzone “Grândola, Vila Morena” di Zeca Afonso, vietata dal regime per il suo contenuto rivoluzionario, fu trasmessa alla radio come segnale d’inizio dell’insurrezione. Quella melodia divenne il simbolo della rivoluzione, risuonando come un inno di libertà.
La mobilitazione fu rapida ed efficace: i militari presero il controllo di punti strategici a Lisbona, tra cui ministeri, caserme e infrastrutture principali, isolando il governo senza dover ricorrere alla violenza. Ciò che rese questa rivoluzione unica fu la partecipazione spontanea del popolo, che si riversò nelle strade per sostenere i militari. Fu in questo contesto che una giovane fioraia, in un gesto tanto semplice quanto potente, distribuì garofani rossi ai soldati, che li posero nelle canne dei fucili. Questo simbolo di pace e speranza divenne l’immagine iconica di quella giornata, dando il nome alla Rivoluzione dei Garofani. In meno di ventiquattr’ore, il regime di Caetano crollò, e un governo provvisorio prese il controllo del paese. La rivoluzione aprì immediatamente la strada a cambiamenti epocali. Il Portogallo cominciò il suo cammino verso la democrazia con la stesura di una nuova Costituzione nel 1976 e le prime elezioni libere.
La Rivoluzione dei Garofani pose anche fine all’impero coloniale portoghese, con la successiva indipendenza di Angola, Mozambico, Guinea-Bissau, Capo Verde e São Tomé e Príncipe, segnando la conclusione di un’era di oppressione coloniale. Questo processo, sebbene complesso, rappresentò un momento di riconciliazione con la storia e un passo verso il futuro. Oggi, il 25 aprile è celebrato in Portogallo come il Giorno della Libertà, una festa nazionale che ricorda non solo la fine della dittatura, ma anche l’importanza della partecipazione collettiva e della lotta pacifica per il cambiamento. La Rivoluzione dei Garofani rimane un esempio universale di come la determinazione di un popolo, unita alla volontà di militari responsabili e illuminati, possa trasformare una società senza ricorrere alla violenza. Quell’evento dimostrò che, anche nei momenti più bui, la speranza può rifiorire, proprio come i garofani che adornarono i fucili quel giorno di aprile.
La presidente
Federica Cannas